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di Giuseppe Longo

Ferragosto, ma per la Chiesa cattolica oggi è la grande festa dell’Assunta. A Nimis è antica tradizione che la Messa solenne venga celebrata nel Santuario della Madonna delle Pianelle che, appena fra due settimane, sarà al centro dell’Ottavario per la ricorrenza della Natività di Maria. Ma stamane il rito delle 11 non sarà nell’amata Chiesa alle porte del paese, bensì in Duomo, “per motivi comprensibili”, precisa il foglio settimanale della Pieve di Nimis, evidentemente dovuti a quella necessità di distanziamento sociale richiesto per il contrasto a Coronavirus che l’ampia comparrocchiale assicura meglio della Chiesa mariana.
Tuttavia, come molti sanno, anche nel Duomo di Santo Stefano c’è un po’ di Santuario delle Pianelle. Anzi, c’è la sua parte più antica, quella del Cinquecento. Infatti, su sei grandi pannelli distribuiti sulle pareti laterali sono conservati i lacerti degli affreschi che Gian Paolo Thanner realizzò nella Chiesa originaria, quella fondata nel 1467 – come si ricorda nella lapide murata all’esterno e pure pubblicata sul numero ferragostano di “In Cunfidenze” -, ma che vennero opportunamente rimossi durante il restauro post-sismico. Scelta saggia, perché si tratta soltanto di frammenti in quanto le pitture erano state picchiettate per far aderire meglio le malte su cui operò la felice mano di Giacomo Monai, il pittore di Nimis che prima dell’ultima guerra, su incarico di monsignor Beniamino Alessio, realizzò le scene della vita della Beata Vergine che ancora oggi tutti possiamo ammirare. Peccato che, proprio a causa del sisma, sia andato quasi completamente distrutto il meraviglioso soffitto che descriveva proprio la Natività della Madre di Gesù.

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Mi ricordo le discussioni durante i restauri alle Pianelle – conclusi nel 1986, dieci anni dopo il terremoto – su cosa fare dei resti delle pitture del Thanner, giovane artista di origini bavaresi (padre) e friulane, nato probabilmente nella vicina Tarcento e vissuto a Cividale, che abbellì numerose Chiese del Friuli, a cominciare da quella di Ramandolo. Infatti, gli affreschi del Monai si erano dovuti “staccare” e fissare su speciali supporti telati per consentire il consolidamento antisismico delle strutture. E appunto si valutava se riportare l’aula a navata unica al suo aspetto originario, con le inaspettate pitture cinquecentesche, o privilegiare il ritorno delle opere del concittadino. Prevalse questa seconda ipotesi, per cui, al fine di conservare un patrimonio artistico comunque prezioso, si decise di fissare i lacerti cinquecenteschi appunto su grandi pannelli e trasferirli nel Duomo, peraltro senza affreschi di alcun genere. Il complesso intervento, come quello riguardante le opere di Giacomo Monai, fu realizzato con grande perizia dal restauratore Renzo Lizzi di Artegna, che di recente si è occupato anche di una generale revisione del maestoso altare del Meyring. I resti delle opere di Gian Paolo Thanner ci raccontano numerosi episodi della vicenda umana di Cristo, oltre che dei Santi Rocco e Tommaso.
Ecco, dunque, perché andare oggi alla Messa dell’Assunta nella comparrocchiale di Santo Stefano è un po’ come scendere alla Chiesa delle Pianelle. Che, come dicevo all’inizio, si prepara alla grande festa dell’8 settembre preceduta dall’Ottavario, la manifestazione religiosa più sentita dalla gente di Nimis ma molto amata anche da tantissime persone dei paesi vicini. C’è soltanto da sperare che, con le dovute precauzioni e misure di sicurezza, magari privilegiando le Messe all’aperto sotto il pronao, i riti possano essere celebrati nuovamente proprio al Santuario, al fine di preservare la tradizione che, quest’anno, sarà privata, sempre a causa delle norme anti-Covid, della plurisecolare “Sagre des Campanelis”.

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In copertina e all’interno alcune immagini degli affreschi di Gian Paolo Thanner nel Duomo di Nimis.

 

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